domenica 24 maggio 2009

Tagli e ritagli di viaggio (Racconta Poker)

Buondì. Non tutto quello che è successo nel nostro viaggio è finito sul romanzo. Ci sono episodi, frammenti, che ne sono rimasti fuori. Di uno di questi ne pubblico ora una parte qua sotto... e magari poi pubblicheremo anche il seguito.
Buona lettura ai pazienti lettori.
Poker.

ps: ah, tanto per cambiare... stavamo litigando.

... Riparte premendo rabbiosamente il pedale dell’acceleratore e senza dire una parola. Il Doblò percorre nervosamente le strade di Benidorm. C’è un silenzio irreale all’interno, solo i pensieri di entrambi che riempiono l’abitacolo rendendo l’aria irrespirabile. -Senti Bico, io…-
-Non dire niente! Non dire più niente, non voglio nemmeno sentire la tua voce. Mi hai rotto i cogliòni. È da quando siamo partiti che ti lamenti per qualsiasi cosa, che cerchi ogni pretesto per dimostrare che il mondo ce l’ha con te, che godi nel piangerti addosso e che cerchi sempre di essere compatito. Vai, torna a casa e levati dai cogliòni, vai a piangere da mamma, chiuditi nelle tue tre stanze, protetto dai mali dell’universo, così potrai compiacerti della tua diversità, di essere una povera vittima della cattiveria altrui. Ma vaffanculo va’ Poker. Non ho nemmeno più voglia di sprecare altro fiato con te.-

In pochi minuti siamo in vista della stazione. Il Doblò si ferma proprio davanti l’ingresso. Bico rimane immobile, con il motore acceso e le mani sul volante, lo sguardo dritto davanti a sé.
-Allora?- Ringhia.
Sto zitto per alcuni secondi, poi mi volto verso la bauliera.
-Allora le mie valigie le hai messe sotto tutta la quantità di stronzate che hai comprato. Almeno dammi una mano a spostarle.-

Gira di scatto la testa verso di me e con gesto altrettanto furioso afferra la maniglia della portiera.
-Certo, certo, pur di non vederti più, scarico da solo un tir.-
Esce facendo sbattere la portiera e si dirige verso il baule posteriore, ma non fa in tempo ad aprirlo. Nel frattempo mi sono spostato sul sedile del guidatore, tolgo il freno a mano, innesto la marcia e parto di scatto. Dallo specchietto lo vedo lì, in piedi sulla strada, con lo sguardo stupito. Metto il braccio sinistro fuori dal finestrino e gli faccio un cenno di saluto, mentre finalmente, dopo tanto tempo, mi viene da dentro una risata sincera, vera, libera.

(continuerà...)

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