sabato 17 aprile 2010

Recensione de L'Ottavina di Dio

Pubblichiamo una recensione del romanzo L'Ottavina di Dio di Valerio Rosa, apparsa lunedì scorso sul quotidiano "L'Unità" e presente sul blog gestito da Valerio: diariodiunlettore.blog.unita.it


Anche Dio gioca a biliardo

di Valerio Rosa




"Il biliardo costituisce l'arte suprema dell'anticipazione. Non si tratta affatto di un gioco, ma di uno sport artistico completo che necessita, oltre che di buona condizione fisica, del ragionamento logico del giocatore di scacchi e del tocco del pianista da concerto". Avrà ragione Einstein, le cui parole evocano eleganza, precisione, rigore; eppure attorno al biliardo nascono e si dissolvono fortune, si sprecano intere vite, fioriscono leggende, si sviluppano filosofie empiriche: "Non sono ubriaco, ho soltanto cambiato punto di vista: da verticale a obliquo", afferma il Francese, protagonista sottotraccia, con le sue massime sportivo-esistenziali, de L'ottavina di Dio di Marco Di Grazia e Francesco Villari (Città del Sole Edizioni). L'ottavina, nella versione "reale modificata", è un colpo difficilissimo che regala al suo esecutore, Paolo Saturno, un inaspettato trionfo al campionato mondiale del 1976. Potrebbe essere l'inizio di una luminosa carriera, ma Saturno sparisce nel nulla da cui era comparso. Di lui non si hanno più notizie, finché trent'anni dopo gli aspiranti scrittori Poker e Biko, venuti a conoscenza della sua storia e intenzionati a raccontarla, partono alla sua ricerca. Sarà l'inizio di una serie di avventure tragicomiche, in un clima a metà strada tra il romanzo picaresco e la fabula milesia, tra Amici miei e Tarantino; una moderna Odissea in cui i due amici, diversi e complementari, litigheranno e faranno pace, incontreranno uomini e donne di malaffare, gireranno il Mediterraneo con un bagaglio di inganni, ironia e buona musica (a metà delle loro peripezie, faranno la conoscenza di un editore francese di nome Georges Brassens; a un certo punto metteranno su un cd dei Pink Floyd e disquisiranno di Shine on you crazy diamond), confrontandosi con una babele di lingue e una varia umanità di sbandati e di antieroi che vivono alla giornata e forse seguono, senza conoscerlo, il comandamento di De André: per la stessa ragione del viaggio, viaggiare.


.

Nessun commento: