giovedì 3 giugno 2010

Recensione de L'Ottavina di Dio

Buongiorno... alla vigilia della presentazione di Salerno, pubblichiamo la recensione di Fulvio Scarlata uscita su "Il Mattino"

Persi alla ricerca del colpo impossibile al biliardo, l’ottavina di Dio, e del suo autore, in qualche modo Dio stesso. Nasce così, un po’ per caso un po’ per passione un romanzo che sa di picaresco e di voglia di avventura che scorre leggero nelle peripezie tra criminali, donne e viaggi in auto sempre sotto il sole cocente del Mediterraneo alla ricerca del campione Saturno e un po’ anche di se stessi. «L’Ottavina di Dio» di Marco Di Grazia e Francesco Villari (Città del Sole Edizioni) è tutta nel titolo. Un po’ un gioco tra due autori (il primo già immerso nel mondo della letteratura, il secondo alla sua prima opera) che si inseguono, si beccano, si raccontano, litigano e si riappacificano attraverso i due protagonisti in un susseguirsi di flash back, episodi e di cambi di punti di vista sempre sorprendente. Poker e Bico sono loro, Marco e Francesco, coinvolti in un’avventura fin dall’inizio strampalata e poco realistica, quella di ritrovare Saturno il campione scomparso dopo aver sorpreso il mondo con il colpo a otto sponde. Un giro che sotto un caldo opprimente arriva in Spagna, Africa e Grecia con l’impudente semplicità dei due eroi che poco si preoccupano della logicità delle loro gesta, proprio come i due autori che sembrano solo abbandonarsi al piacere di raccontare. In una serie di avventure tragicomiche si finisce per appassionarsi ad una storia vissuta nell’ambiente maschile per eccellenza, quello del biliardo, dove l’unica donna, la “vagabunda” non può che essere che la strepitosa, e la traditrice, per eccellenza. Il crescendo verso il finale non è esattamente rossiniano, ma agli autori sembra quasi non importare, così come non hanno valore i salti temporali e spaziali improvvisi o i limitati approfondimenti dei profili dei vari antieroi che popolano questa storia. In fondo il gusto è proprio nello scrivere fuori dagli schemi e l’«Ottavina di Dio» coinvolge proprio per il suo carattere spensierato. In cui alla fine del viaggio non c’è ripensamento o cambiamento, Bico e Poker non ritrovano se stessi o una nuova consapevolezza. Ma solo l’euforica scanzonata soddisfazione per l’avventura vissuta, quasi specchio di Marco e Francesco al termine del loro romanzo. Per chi volesse saperne di più sul libro o conoscere Di Grazia e Villari, l’appuntamento è per domani alle 19 al bar Da Filippo in larghetto Cassavecchia, angolo segreto di via Duomo.

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