mercoledì 28 luglio 2010

DUN DU DU DUN (Parte V)

Racconta Poker

Bico si attacca al campanello e suona più volte. Non risponde nessuno.
-E ora?- Domando.
Si gratta la barbetta ispida, dà un’occhiata al portone che è aperto e lo spinge infilando la testa nell’androne.
-Forse il campanello è rotto, per questo tengono il portone aperto, vedi? Andiamo, su.-
Entriamo attraversando un corridoio con le pareti annerite dalla muffa; ci sono due biciclette scassate appoggiate al muro e una carrozzella di traverso che ostruisce il passaggio. Bico la sposta infastidito.
-Che razza di gente! E’ proprio vero che il rispetto è morto, Poker.-
Bico che parla di rispetto fa lo stesso effetto di Obelix che parla di dieta. Lui comunque ha già cominciato a salire le scale. Lo seguo.
-A che piano sarà?-
-Poker, mannajalamorte! La palazzina è a due piani e il suo campanello è il quarto, vuol dire che abita al secondo, no?-
Raggiungiamo la porta del camallo. E’ solo socchiusa e Bico non esita a cacciare il naso dentro chiamando Maciste.
-Bico, ma che fai? Non si può mica…-
-Sta’ zitto, per piacere!- E continua a chiamarlo.
-Andiamo via, dai! Sarà uscito e avrà dimenticato di chiudere.- Ma Bico non mi sente nemmeno e apre la porta chiedendo permesso.
-Bico??? Non si può entrare in una casa altrui così.-
Si volta scocciato.
-E non mi rompere le palle! Stai qui se non vuoi entrare, ma non mi tormentare con le tue lamentele.



Racconta Bico

Lascio Poker sul pianerottolo a bearsi della sua onestà ed entro nell’appartamento di Maciste. È semibuio, le serrande sono abbassate. C’è un cattivo odore di avanzi di cibo, faccio una smorfia di disgusto e vado avanti nel piccolo corridoio. Chiamo ancora il padrone di casa. Stai a vedere che ha ragione Poker ed è uscito davvero. Però c’è qualcosa che mi inquieta. Forse dovrei tornare indietro, ma i piedi vanno avanti da soli. E mi accorgo che sto sudando. C’è proprio qualcosa che non va in questo appartamento. Faccio capolino in una stanza e ciò che mi trovo davanti mi blocca le gambe e, per un secondo, anche il cuore.
C’è un uomo riverso sul pavimento, a torso nudo e con lunghi capelli bianchi che gli scendono sulle spalle. Ma quel che è peggio è che quell’uomo è avvolto da una pozza di sangue. Il tempo di focalizzare l’immagine e in un attimo sono di nuovo alla porta. Prendo fiato prima di tornare sul pianerottolo. Sento delle voci. Con chi diavolo sta parlando Poker?


E appuntamento alla sesta parte...

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