venerdì 30 luglio 2010

DUN DU DU DUN (Parte VI)

Racconta Poker

Bico esce dall’appartamento con una faccia da cadavere. È bianco come un lenzuolo pulito e muove le sue fessurine dappertutto.
-Che c’è?-
Lui non risponde e fissa la porta di fronte, alla quale è affacciato un ometto basso e calvo, con un paio di occhiali spessi come mattoni di vetrocemento. L’ometto ci osserva con sguardo indagatore.
-E lui chi è?- Fa Bico.
-E voi chi siete?- Rimbalza l’ometto. – Lo stavo appunto chiedendo al suo amico…-
-Noi… noi… siamo impresari cinematografici. Volevamo contattare Maciste per una parte in un film.-
Mi volto stupito. Ma che sta dicendo? Mentre parla sorride all’ometto e intanto mi spinge con il gomito verso le scale.
-Impresari cinematografici?- Si entusiasma l’altro. - Ma che bello! Lo so che Maciste ha lavorato nel cinema tanti anni fa. E di che produzione siete?-
Bico continua la lenta migrazione verso le scale. –Della… della… Multiantaniperdue produzioni. Roba grossa. Grazie, la chiameremo se ci dovesse servire una comparsa con le sue caratteristiche. Arrivederci…-
E mi sussurra “andiamo Poker” a denti stretti. L’ometto invece esce trionfante dalla porta e si mette fra noi e le scale.
-La Multiantaniperdue produzioni?- Esclama stupito.
-Sì, sì, quelli di “Amici miei”, ha presente?-
Non capisco, ma sento le sue braccia che mi spingono la schiena. Che sta succedendo? Perché gli racconta queste cazzate? Mosso da Bico arrivo a scostare l’ometto e lo guardo come a chiedergli scusa.
-Ah, che grande film! Oggi non ne fanno più così, è d’accordo?-
-Sì, sì, sono d’accordo.- Siamo ormai sulle scale e lui continua a sgomitarmi la colonna vertebrale. Inciampo rischiando di scapicollarmi di sotto. –Le farò avere un dvd originale firmato da Zeffirelli in persona, contento?- Urla Bico quando siamo ormai giunti a pianterreno.
-Contentissimo, grazie!- Echeggia la voce dell’ometto mentre percorriamo velocemente il corridoio verso il portone esterno.


Racconta Bico

-Su, andiamo!- Esclamo secco appena mettiamo il naso fuori dal portone. Poker continua a guardarmi con l’aria del koala spaurito.
-Ma, ma… andiamo dove? E che è successo là dentro? Hai visto Maciste?-
-Piantala con le domande. Non è il momento dei quiz. Maciste non c’era, andiamocene.-
Parto deciso verso la macchina, ma dopo pochi passi mi accorgo che Poker è ancora piantato davanti al portone. Mannajalamorte! Ce le ha lui le chiavi, sennò lo avrei lasciato qui.
-Poker, mi fai la cortesia di muovere le chiappe? Te lo ripeto: andiamo via da qui. Torniamo a Genova e poi ognuno per cazzi propri.-
-Ma vuoi spiegarmi cosa è successo?-
Torno indietro e l’afferro per un braccio trascinandolo via.
-Nulla. Non è successo nulla, ti ho detto che Maciste non c’era. Sono incazzato perché è la prima volta che il nonno mi dà una fregatura.-
-Ma che dici? Se non l’hai trovato ora puoi trovarlo più tardi, no? Fermo restando che per me tutta questa storia rimane una bella cazzata.-
-Sì, sì, vabbè, ma ora muoviti.- E continuo a trascinarlo sulla strada.
-Ma perché tutta questa fretta?-
Mi fermo, con le mani piantate sui fianchi, lui fa un sobbalzo all’indietro e mi guarda allarmato.
-Poker, se fai un’altra domanda giuro che ti spezzo le clavicole. Ho detto che dobbiamo andare, lo capisci o no l’italiano?-
Deglutisce, sta per rispondere qualcosa, ma la nostra attenzione viene catturata da un concerto di suoni che si sta avvicinando.




Fine della sesta parte. Alla prossima...

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