sabato 31 luglio 2010

DUN DU DU DUN (Parte VII)

Racconta Poker

L’ululato delle sirene diventa assordante. Mi volto e vedo un’ambulanza che si ferma proprio davanti alla palazzina di Maciste. Tempo qualche secondo e anche due macchine della polizia entrano in scena parcheggiando con stridore di freni. Guardo Bico che è tornato pallido come quando è uscito dall’appartamento. Lo sento pronunciare il suo immancabile “mannajalamorte” poi vedo l’ometto occhialuto sulla soglia parlottare con due agenti. Punta il dito nella nostra direzione. Guardo Bico. Ma sta indicando noi! Gli agenti salgono in auto e partono.
-Bico, che è successo?- Gli domando.
La macchina della polizia ci si ferma accanto. Un agente scende e fa un cenno eloquente.
-Voi due, salite in macchina e vi conviene farlo con le buone.-
Sento le gambe che cedono.
Riprendo i sensi quando già mi trovo sul sedile posteriore dell’auto della polizia, tra Bico e un altro agente. Lo guardo, ma lui tiene gli occhi fissi in avanti. Cerco di dire qualcosa e subito il poliziotto alla guida mi intima di stare zitto. Obbedisco. Mi sento male.
In commissariato veniamo condotti nell’ufficio di un ispettore. Bico entra e alza le mani sorridendo.
-Caro commissario, non siamo stati noi a uccidere Maciste, glielo posso giurare.- E ingoia un confetto. Uccidere? Come uccidere? Maciste è morto? Mi volto fulmineo verso Bico che sorride sicuro, mentre l’uomo in giacca e cravatta gli dice a muso duro che è un ispettore e non un commissario. Bico si scusa.
-Allora- Riprende l’ispettore. –Lei dice che non siete stati voi a uccidere Maciste…-
Ancora? Uccidere Maciste? Noi? Allora avevo capito bene. E ora che gli raccontiamo?
L’ispettore prosegue. –E quindi mi saprà spiegare per quale motivo vi siete introdotti furtivamente nel suo appartamento…-
Guardo Bico con odio. Ecco, ora raccontala all’ispettore la storiella del nonno apparso in sogno che ti indica la foto del camallo, il DUN DU DU DUN del basso di Money e tutte le altre cazzate, così se non ci sbattono in galera, come minimo ci fanno rinchiudere in manicomio. Vorrei saltargli alla gola e strozzarlo, ma sento all’improvviso che la stanza gira. E le gambe cedono di nuovo…


Racconta Bico

Non faccio in tempo a cominciare a parlare che Poker mi sviene accanto. Due agenti si precipitano a soccorrerlo.
-Non è niente- dico. –Il ragazzo è un po’ troppo emotivo. Con un confetto si rimette in sesto.-
Mentre gli agenti fanno riprendere i sensi a Poker, mi rivolgo all’ispettore, cercando di convincerlo che non abbiamo niente a che fare con il camallo ucciso e che, anzi, se possibile, collaborerò di buon grado per dare informazioni utili alla cattura del vero assassino e faccio notare che il vicino di casa occhialuto ha l’aria sospetta.
L’ispettore non parla, poi fa un cenno a uno dei suoi uomini. Mezzo minuto dopo l’ometto appare nella stanza.
-E’ stato il signor Bocchetti qui presente a chiamare sia noi che l’ambulanza, dopo che, insospettito dal vostro atteggiamento, è entrato nell’abitazione del signor Binda Ivano, meglio conosciuto come Maciste.-
Mannajalamorte, ora sono cazzi.
-E’ vero, ispettore. Quando li ho trovati sul pianerottolo non avevo motivo di sospettare niente, ma quello lì ha iniziato a raccontarmi storielle inaccettabili su impresari cinematografici, film in lavorazione e inesistenti case di produzione. Voleva perfino farmi credere che Amici Miei l’ha diretto Zeffirelli. Dico, si rende conto? Lo sanno anche i muri che il regista è Monicelli. E le dirò di più, in origine il film era stato affidato a Pietro Germi, il quale purtroppo è morto prima dell’inizio delle riprese e la casa di produzione…-
Mannajalamorte! Sarà cieco ma i film li vede, eccome.
L’ispettore picchietta una penna sulla scrivania. –Va bene, va bene signor Bocchetti, lei può andare.- Insiste a guardarmi, poi sposta l’attenzione su Poker, che nel frattempo si è ripreso.
-Che ha da dirmi, ora?-
-No, via, siamo seri. Non penserà davvero che siamo stati noi ad ammazzare Maciste?-
-Perché lo stavate cercando?-
-Era un amico di mio nonno. Volevo rivederlo, quando ero piccolo giocavo spesso con lui. Non sa quanto sono rimasto sconvolto nel vedere il suo cadavere. Lo so che avrei dovuto chiamarvi, ma … mi creda…l’angoscia non mi ha fatto ragionare. Povero Maciste… era un uomo così buono…-
Mentre immagino me stesso a ritirare l’oscar con il mio bello smoking e le scarpe di vernice che riflettono i sorrisi delle attrici pronte a venire a letto con me, mi accorgo che sul volto dell’ispettore si è dipinto un ghigno beffardo. Si volta verso Poker.
-E lei che ha da dire?-
Addio. Se apre bocca ci danno l’ergastolo.



Qui finisce la settima parte e appuntamento a breve per il proseguo del racconto.

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